I gliomi diffusi intrinseci del ponte (DIPG) sono tumori molto aggressivi che coinvolgono più del 50% di una parte del tronco encefalico.

I tumori del sistema nervoso centrale (SNC) sono un gruppo di neoplasie solide che colpiscono tipicamente l’età pediatrica e costituiscono infatti circa il 25% di tutti i tumori infantili.

Non è ancora nota una causa specifica e ad oggi, all’interno della popolazione pediatrica generale, sono considerati solo due i gruppi in cui esiste un rischio aumentato di sviluppo di questa tipologia di tumori: bambini esposti a radiazioni ionizzanti e bambini con difetti genetici predisponenti.

I recenti progressi dell’oncogenomica e della biologia molecolare hanno permesso di comprendere meglio la patogenesi di queste gravi malattie e negli ultimi anni sono stati pubblicati importanti risultati che potenzialmente potrebbero cambiare in modo radicale l’approccio terapeutico a questo gruppo di patologie, ma soprattutto aprono nuove speranze, mostrando uno scenario in continua espansione.

Negli anni ’80 del secolo scorso, la conoscenza della biologia dei tumori cerebrali era molto scarsa, al punto che tutti i bambini affetti da neoplasie maligne del SNC venivano trattati nello stesso modo. Negli anni successivi i progressi della ricerca clinica hanno permesso che tale approccio fosse rifinito: il quadro attuale infatti prevede la disponibilità di protocolli terapeutici molto più articolati, suddivisi per tipo e sottotipo istologico, grado e stadio della malattia, presenza di residuo postchirurgico o malattia metastatica. Inoltre la radioterapia è ora divenuta uno strumento raffinato in grado di colpire il tessuto malato e risparmiare in gran parte quello sano. Gli stessi effetti collaterali, un tempo devastanti, sono ora molto più contenuti e accettabili.

Nell’ultimo decennio si è iniziato ad utilizzare, in ambito neuro oncologico e pediatrico, i farmaci antineoplastici in grado di individuare e colpire un bersaglio biologico preciso. L’applicazione di tali farmaci è al momento limitata ad alcuni sottogruppi specifici di tumori cerebrali, ma grazie al progresso nel campo della genetica oncologica è probabile che le indicazioni al loro utilizzo vadano ampliandosi.

Descriviamo in seguito alcuni degli approcci più innovativi per il trattamento dei tumori cerebrali, soffermandoci in particolare sui protocolli di ricerca e cura in uso presso il nostro Centro.

I gliomi di basso grado (LGG) sono tumori biologicamente benigni, che in seguito a chirurgia radicale non necessitano di chemioterapia adiuvante.

Tuttavia se si presentano con coinvolgimento delle vie ottiche o causano un peggioramento della sintomatologia neurologica, è indicato il trattamento con chemioterapia a basse dosi, talvolta associata a radioterapia nel caso di pazienti di età superiore a 8 anni. La risposta alla chemioterapia di questo gruppo di tumori, anche a causa della loro scarsa aggressività biologica, è piuttosto limitata.

Uno degli approcci innovativi più promettenti per il trattamento dei pazienti con LGG è l’utilizzo di farmaci antiangiogenetici, in grado di limitare la proliferazione dei nuovi vasi sanguigni che alimentano lo sviluppo e la crescita dei tumori. Il più utilizzato di questi farmaci, il Bevacizumab, è un inibitore del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) che si è dimostrato efficace nell’indurre risposte cliniche e radiologiche, in pazienti con LGG che in precedenza non avevano risposto ad altri trattamenti.

Nel nostro Centro il Bevacizumab è utilizzato, in associazione con il chemioterapico Irinotecan, nei pazienti con gliomi delle vie ottiche o con LGG che non rispondono alla terapia convenzionale.

I risultati ottenuti nella casistica di pazienti trattati a Torino sono molto incoraggianti e confermano i dati della letteratura. Nell’ultimo decennio nell’ambito dei LGG è stato possibile identificare alcuni marcatori genetici, e considerare la loro presenza nella risposta alla chemioterapia o alla prognosi (come nel caso del gene MGMT). Nei pazienti adulti sono molto studiate le mutazioni a carico dei geni IDH 1 e 2, e la codelezione 1p/19q degli oligodendrogliomi, ma la presenza di tali alterazioni in ambito pediatrico appare poco frequente e clinicamente poco rilevante. L’attenzione di ricercatori e clinici è invece attualmente focalizzata sulle alterazioni del gene BRAF, coinvolto nella patogenesi dei LGG e, soprattutto, potenziale obiettivo molecolare per terapie innovative. Farmaci che agiscono sulla via metabolica di BRAF sono attualmente in studio per i melanomi ed i tumori polmonari dell’adulto, saranno anche presto disponibili per l’utilizzo clinico nei gliomi pediatrici.

Il nostro Centro sarà presto coinvolto in studi clinici per la sperimentazione di tali farmaci per pazienti con LGG ed alterazioni di BRAF.

I gliomi anaplastici e i glioblastomi, sebbene rari in età pediatrica, costituiscono uno dei gruppi di neoplasie a peggior prognosi.

Il grado di resezione chirurgica è ad oggi il fattore determinante sulla possibilità di trattamento. Successivamente alla chirurgia tutti i pazienti sono sottoposti a radioterapia locale e a trattamento chemioterapico, a basse dosi e solitamente con temozolomide. Alcuni farmaci di nuova generazione sono attualmente inclusi in studi clinici randomizzati e controllati, nella speranza di riuscire a migliorare la prognosi di questo gruppo di pazienti.

Il nostro Centro applica lo studio HERBY (BO2504) per il trattamento dei gliomi di alto grado sovratentoriali in cui l’efficacia della terapia convenzionale viene comparata con un trattamento sperimentale basato sull’utilizzo di bevacizumab. Lo studio è multicentrico ed internazionale e i risultati sono attesi nel prossimo futuro.

I tumori intrinseci diffusi del ponte (DIPG) sono in genere neoplasie maligne di alto grado, diagnosticate quasi esclusivamente in età pediatrica.

Insorgono nel ponte e nel tronco cerebrale, strutture che si trovano alla base dell’encefalo e che sono responsabili del controllo di funzioni vitali come ritmo cardiaco e respirazione. Nel tronco cerebrale si trovano inoltre i nuclei dei nervi cranici, che governano alcune delle funzioni sensoriali, il controllo dei muscoli del volto e la deglutizione. I DIPG sono ad oggi malattie incurabili: il 90% dei pazienti con DIPG muoiono entro 2 anni dalla diagnosi.

I DIPG non hanno indicazione neurochirurgica a scopo curativo, poiché l’asportazione completa della neoplasia è impossibile, a causa della sua localizzazione e della sua natura infiltrativa all’interno del ponte. Fino ad oggi, il trattamento dei DIPG si è basato sulla radioterapia locale, associata a un mantenimento con chemioterapia a basse dosi, che determinano un allungamento della sopravvivenza solo di alcuni mesi. L’utilizzo di chemioterapia intensiva non si è dimostrato efficace nel migliorare la prognosi. Negli ultimi anni tutti gli sforzi degli oncologi pediatri si sono quindi concentrati nel cercare di garantire ai pazienti con DIPG una qualità di vita accettabile, occupandosi in particolar modo di terapia palliativa e di supporto. Tuttavia, recenti studi di oncogenomica stanno aiutando a chiarire alcuni dei meccanismi coinvolti nello sviluppo di questa patologia.
Sono stati sviluppati modelli preclinici per lo studio di alterazioni genetiche rilevate, nella speranza di poter presto traslare i risultati in trattamenti farmacologici efficaci nei pazienti con DIPG. In ambito clinico diversi gruppi di studio stanno cercando di utilizzare farmaci innovativi nel trattamento di questo tipo di tumori.

Il nostro Centro ha aderito ad un protocollo di fase II che prevede, in associazione alla radioterapia, l’utilizzo congiunto di farmaci di recente sviluppo (erlotinib, everolimus e dasatinib) al fine di compararne l’efficacia relativa tra loro e rispetto all’approccio tradizionale. La scelta del braccio di trattamento non è casuale (come in altri studi “randomizzati”) bensì guidata dalla genetica delle cellule tumorali del singolo paziente.

Il medulloblastoma, tumore di origine embrionale a localizzazione cerebellare, è il tumore cerebrale maligno più diffuso in età pediatrica.

L’affinamento progressivo dell’approccio terapeutico combinato (neurochirurgia, radioterapia, chemioterapia) ha permesso di migliorare la prognosi dei pazienti affetti da questo tumore, che è curabile in circa il 70-75% dei casi. Si tratta sicuramente del tumore SNC pediatrico sul quale i progressi in ambito biologico e genetico sono stati più rilevanti. Sono state identificate alterazioni a carico dei geni WNT e beta-catenina, SHH, amplificazioni di MYC, alterazioni citogenetiche peculiari.

Finora la stratificazione terapeutica era effettuata sulla base del grado di radicalità chirurgica, della presenza di metastasi e del sottotipo istologico. Nei nuovi protocolli, i pazienti riceveranno terapia differenziata anche a seconda dell’assetto genetico del tumore (in particolare in base alla presenza di mutazioni di WNT). È stato possibile identificare, grazie ai profili di espressione genica, 4 gruppi geneticamente distinti di medulloblastoma (WNT, SHH, gruppo 3 e gruppo 4). Comprendere la differente origine genetica dei diversi tipi di medulloblastoma può spiegare perché malattie apparentemente uguali abbiano comportamenti clinici e risposte alla terapia a volte molto differenti tra loro. Inoltre, ciò permette di adattare l’intensità del trattamento alla prognosi del gruppo genetico di riferimento ed apre la strada allo sviluppo di farmaci innovativi.

Presso il nostro Centro è aperto il protocollo CLIMB LDE225, per il trattamento dei pazienti con medulloblastoma in recidiva. L’obiettivo dello studio è di valutare l’efficacia del nuovo farmaco (un inibitore della via metabolica del sonic-hedgehog, SHH, alterata nel 30% circa dei medulloblastomi) rispetto ad un trattamento più “tradizionale” con temozolomide. Questo studio è molto promettente, e i risultati avuti nel precedente studio multicentrico di fase II danno nuove speranze ai pazienti affetti da questo tumore e alle loro famiglie.

Le recenti scoperte in ambito biologico e genomico in neuro-oncologia pediatrica aprono nuove speranze, mostrando uno scenario in continua espansione ed aprendo la strada a trattamenti innovativi.

La terapia dei tumori cerebrali pediatrici ha visto notevoli sviluppi e progressi negli ultimi decenni, ma per alcuni gruppi di pazienti (gliomi di alto grado, DIPG, medulloblastomi ad alto rischio e recidivati) la prognosi rimane ancora molto incerta.

La comprensione delle alterazioni genetiche e molecolari alla base dello sviluppo dei tumori cerebrali ci permetterà, nei prossimi anni, di fornire una terapia progettata ed adattata al profilo genetico del paziente e del suo tumore. Lo sviluppo di cure personalizzate ed innovative in neuro-oncologia pediatrica è un obiettivo importante che si sta concretizzando poco a poco e che aprirà nuove prospettive e speranze non solo per i medici e i ricercatori, ma soprattutto per bambini o adolescenti affetti da tumori cerebrali e per le loro famiglie.

La bibliografia o le citazioni che loro pubblicano in seguito sono da rivedere (la lista parte dal punto 5):

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Fonte

I tumori cerebrali in età pediatrica: dalla caratterizzazione biologico-molecolare allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche personalizzate.

Stefano Gabriele VALLERO,
Daniele BERTIN,
Maria Eleonora BASSO,
Nicoletta BERTORELLO,
Franca FAGIOLI

S.C. ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA E CENTRO TRAPIANTI – A.O.U.
Città della Salute e della Scienza di Torino, Ospedale Infantile Regina Margherita