I tumori del sistema nervoso centrale (SNC) sono il gruppo di neoplasie solide più frequenti in età pediatrica e costituiscono circa il 25% di tutti i tumori infantili; la loro incidenza è inferiore solo alle leucemie acute.1 Secondo il Registro Piemontese dei Tumori Pediatrici, attivo dal 1967, l’incidenza annuale stimata di tumori maligni in età pediatrica in Piemonte è di circa 3- 4/100.000 bambini/anno.2,3
Non è noto quali siano le cause dello sviluppo delle neoplasie cerebrali pediatriche. Ad oggi, all’interno della popolazione pediatrica generale, sono noti solo due gruppi in cui esiste un rischio aumentato di sviluppo di tumori cerebrali: bambini esposti a radiazioni ionizzanti e bambini con difetti genetici predisponenti (neurofibromatosi di tipo 1 e 2, sindrome di Li- Fraumeni, mutazioni del gene del retinoblastoma, sclerosi tuberosa, malattia di Von Hippel Lindau, ed altre condizioni sindromiche più rare).1
In Europa Occidentale, la mortalità dei bambini con diagnosi di tumore si è ridotta del 60% circa dagli anni ’60 agli anni ’90 del secolo scorso,4 raggiungendo, nel 1997, il 33% a 5 anni dalla diagnosi per i tumori SNC.5
I recenti progressi dell’oncogenomica e della biologia molecolare hanno permesso di comprendere meglio la patogenesi dei tumori cerebrali pediatrici e negli ultimi anni sono stati pubblicati importanti risultati che potenzialmente potrebbero cambiare in modo radicale l’approccio terapeutico a questo gruppo di patologie.
Negli anni ’80 del secolo scorso, la conoscenza della biologia dei tumori cerebrali era molto scarsa, al punto che tutti i bambini affetti da neoplasie maligne del SNC venivano trattati nello stesso modo, senza nessuna differenza sulla base dell’istotipo e della localizzazione.
Negli anni successivi, i progressi della ricerca clinica hanno permesso di sviluppare protocolli chemio- e radioterapici modellati sulla base dell’istologia, dell’età del paziente, della stadiazione e della radicalità dell’intervento chirurgico. Tale approccio è stato rifinito nel corso del tempo: il quadro attuale prevede la disponibilità di protocolli terapeutici molto articolati, suddivisi per tipo e sottotipo istologico, grado e stadio della malattia, presenza di residuo postchirurgico o malattia metastatica. Inoltre la radioterapia (i cui effetti collaterali, un tempo devastanti, sono ora molto più contenuti ed accettabili) è ora divenuto uno strumento raffinato in grado di colpire il tessuto malato e risparmiare in gran parte quello sano.
Nell’ultimo decennio, i farmaci antineoplastici “intelligenti”, in grado di identificare un bersaglio biologico preciso e di colpirlo selettivamente, hanno iniziato ad essere utilizzati anche in neurooncologia, dapprima sugli adulti e più tardi anche in pediatria. Il loro uso è al momento limitato ad alcuni sottogruppi specifici di tumori cerebrali, ma è probabile, alla luce dei sempre più numerosi progressi nel campo della genetica oncologica, che le indicazioni al loro utilizzo vadano ampliandosi sempre di più.
Descriviamo in seguito alcuni degli approcci più innovativi per il trattamento dei tumori cerebrali, soffermandoci in particolare sui protocolli di ricerca e cura in uso presso il nostro Centro.